Machete

Posted on 10/05/2011

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O ma’schetei’ pronunciato all’americana. Perché proprio i protagonisti sono l’America più reazionaria e il Messico più disperato.
Dopo vari capolavori e no, è giunta fino a noi la vera maturità di Rodriguez con un registro prettamente tarantiniano: dialoghi più lunghi e dettagliati, ma sopratutto un universo più vero attraversato da vizi e virtù di personaggi spregevoli esageratamente gonfiate ma che nel loro aerofagismo rendono più che mai l’idea di un mondo allo sfacelo mentre milioni di persone assistono allo spettacolo comodamente sedute in poltrona.

Trama: un ex federale messicano sopravvissuto a un tradimento tenta di rifarsi una vita anonima proprio nella terra che si prende gioco di lui e del suo popolo. Ancora tradimenti da parte del potere e circondato da donnine(spoiler in arrivo) scatenerà una guerriglia urbana smascherando i giochi di potere con il traffico di droga tra Messico e Texas.

Donne: come il mio compagno di poltrona (sbavando) mi ha fatto notare, la bellezza della Rodriguez supera di gran lunga quella della Alba, che è comunque un gran donnino. Ma quello che mi preme sottolineare è che ancora una volta Rodriguez abbraccia lo stile di Tarantino facendo suo un tema ricorrente: la salvezza è in mano alle donne. E dopo tutte le scene ammiccanti in preda a un vero stile hollywoodiano che usa attrici magnifiche per catturare lo sguardo (effetto, la vera causa è da ricercarsi nel contratto di produzione, ahimè) l’arte ha sempre l’ultima parola: ci troviamo di fronte a una farsa vera e propria.

Un tema caro a Rodriguez è la salvezza e la redenzione del suo popolo per dirla con Carlo Levi che a sua volta scriveva del profondo sud italia cercandone l’essenza fuori dai circuiti della buona società borghese italiana. Qui anche abbiamo i comportamenti che provengono dalla sopravvivenza nel 2011, e un bieco cinismo nel trattare anime e vite umane. Potremmo trovare analogie all’infinito fino ad arrivare a Lampedusa. La fuga dal proprio paese, perché anche nel proprio paese si è schiavi degli stranieri. Allora l’analogia di Rodriguez con gli scarafaggi, i più bassi prodotti della civiltà umana, ma che dico quale civiltà, devono essere estirpati e la ragione deve essere trovata al più presto.
Un film assolutamente da vedere sia per la delicatezza del tema affrontato con sagacia e ironia, in una sorta di eclettismo, di sano eclettismo, dove gracias a Dios le scappatoie dall’immondizia di Hollywood lo rendono forte, evocativo e carico di significati.

locandina dal finto trailer.

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